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Questo post serve per sfatare un po’ di miti, aprire un dibattito sano e fare un po’ di chiarezza – spero.

GoogleBot, ovvero lo spider di Google (ma ciascun motore di ricerca ha il proprio, perciò potremmo tranquillamente dire tutti i robots) essendo un programma digitale, ragiona in modo binario, seguendo quanto gli viene istruito.

Sebbene si stia evolvendo e l’intelligenza artificiale abbia fatto passi da gigante, rimane comunque una serie di 1 e zeri.

Il posizionamento, la SEO è una disciplina complessa e non basta un plugin per farla, come sappiamo tutti.

E come tutti sappiamo, dalla notte dei tempi, ci sono tecniche (pulite e non) per fottere, dal modo più dolce a quello più brutale le Serp, gli algoritmi e la logica che li governa, con tutte le conseguenze positive/negative che ne conseguono, in forza alla biblica legge causa-effetto.

Ma non voglio parlarti di contenuti, contenitori e semantica, come direbbe il bravo Francesco Margherita.

Ti voglio svelare come, anche dal punto di vista dello sviluppo, si può (e non si dovrebbe!) facilmente aggirare il sistema, ovvero i nuovi parametri che, guarda caso, Google ritiene fondamentali per avere un sito valido e che, pensa un po’… possono influenzare il suddetto posizionamento.

I Web Vitals sono parametri standard per misurare la qualità dell’esperienza di navigazione di un utente su un sito web. Tra questi ce ne sono tre chiamati “Core” ritenuti fondamentali da Google e consistono in metriche e indicatori legati alla velocità, al tempo di risposta e alla stabilità del layout di un sito web.

Come saprai, questi sono i tre fattori principali:

LCP: Largest Contentful Paint – Velocità di caricamento (loading). È una metrica cruciale per la user experience perché misura il tempo che una pagina impiega a caricare l’elemento di contenuti di maggiori dimensioni nell’area visibile a seguito della richiesta di un utente. (video, header)

FID: First Input Delay – Interattività della pagina (interactivity) . FID misura il tempo trascorso tra la prima interazione di un utente con una pagina (clic su un link, tocco di un pulsante, uso di un controllo personalizzato basato su JavaScript) e il momento in cui il browser risponde effettivamente all’interazione.

CLS: Cumulative Layout Shift – Stabilità visiva del caricamento (visual stability). È una metrica di Google che misura la stabilità visiva attraverso l’analisi di un evento dell’esperienza utente, ovvero lo spostamento imprevisto degli elementi della pagina Web mentre la stessa è ancora in fase di caricamento. (Banner, popup, animazioni)

E li ritrovi ogni giorno in Search Console, voce Lighthouse – che ritengo lo strumento più veritiero, ma anche dentro tutti gli altri strumenti di analisi delle metriche della velocità, vedi Page Speed, Gtmetrix, Pingdom ed altri.

Ah si, li ritrovi spesso anche qua, quando l’utente X, o meglio utonto, pubblica lo screen pazzesco dei punteggi, senza dichiarare il sito e ti ritrovi invidioso con la bava alla bocca.
O anche quando i punteggi sono altissimi, ma scopri che il sito (ovvero la pagina!) in questione è composto da un singolo blocco testo di 160 caratteri.

Un sms. Geniale vero?

Ma siamo sicuri, anzi.. sei sicuro che questi valori corrispondano alla reale esperienza dell’utente? E la cache? E i cookie? E questo? E quello? E…?

Ci viene incontro un altro tool, tra l’altro proposto da Google, che ci da qualche indicazione più completa: webpagetest.org (conoscevi?) – ma rimane comunque, sebbene tremendamente utile, un programma.


E se il sistema si potesse fottere?
Si può?

Beh tutto ciò che è digitale e misurabile, può essere tranquillamente alterato. Non che sia giusto, anzi.

Anche TripAdvisor e Spotify. (Uhmm forse sarebbe stato meglio non dirlo!?)

Nel caso dei web vitals, il metodo più etico per ‘fottere’ gli spider, nonché l’unico metodo accettabile, è: beh semplice… lavorare bene.

Comprimendo ed ottimizzando il caricamento di codice e risorse, con criterio ed olio di gomito, cercando sempre di ottenere un giusto mix tra quanto serve ai bot e quello che può essere utile e piacere agli utenti.

E pazzesco: le cose dovrebbero coincidere!


MA TORNIAMO AL TOPIC, AL QUALE, TAAAC, MANCA UN TAG: #HACK

Non ci crederai, ma quello che ti scriverò qua sotto, ti farà raggiungere in 3 secondi, il massimo dei punteggi ottenibili con il tuo tema.

Senza il minimo sforzo.

Attenzione, seguimi bene: non sto dicendo che il tuo sito sarà realmente più veloce, per quello ci vuole il famoso olio di gomito di cui ti ho parlato poco fa.
Se hai lavorato male, hai un sito web realmente lento, non sei utile per l’utente, non sei posizionato, oppure semplicemente non hai letto o capito tutto questo post, lascia perdere.

Questo metodo, anzi questi metodi, sono a scopo puramente informativo.
Non ti assicuro che funzioneranno sempre e non ti assicuro che tu possa trarne reali benefici.

Una volta che avrai fatto quanto ti scrivo, avrai sì dei punteggi decisamente maggiori e potrai anche tu postare la tua schermata qua nel gruppo. (Scherzo, non lo fare!)

Ma lo scopo, come avrai capito, è un altro.

Spero di riuscire, e di essere riuscito, nel mio piccolo, a farti in qualche modo capire che i numeri, se presi nudi e crudi, sono inutili e mi auguro che questa guida riesca a farti focalizzare su ciò che conta realmente nei tuoi progetti, senza soffermarti troppo su numerini e bandierine.

Bene, sei arrivato fin qua.

Il trucco, anzi, i trucchi e la spiegazione, nel primo commento, se vuoi provarci.

Ma ricorda: è puramente a scopo informativo.

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